La solitudine

Questo virus è entrato anche nella mia vita: l'ho sperimentato e vissuto sulla mia pelle. È penetrato, non ho potuto fare nulla per evitarlo e oltre a non essermi saputa difendere, non sono riuscita a difendere nemmeno le persone che amavo. E questo inevitabilmente ferisce. Mi sono sentita crollare. Senza fiato, senza parole e senza pensieri da condividere. Il primo istinto è primordiale, sempre legato al pianto. Il pianto, sempre accompagnato al silenzio. Ho sentito la mia anima più fragile di quanto già non sapessi, l'ho vista spezzarsi e stracciarsi in mille pezzi davanti ai miei stessi occhi; come fosse un foglio di carta o un oggetto prezioso. E non rimangono che brandelli di carne o frammenti di vetro, solchi nel viso che raggrinziscono la pelle visto l'alto tasso di salinità delle lacrime, paure represse e soprattutto solitudine

Credo che tutti, indistintamente, siamo stati assaliti da questa sensazione: con o senza preavviso, chi più e chi meno. Penso agli anziani. Penso ai giovani e agli adolescenti, che non vedono i loro compagni da chissà quanto tempo, che sono lontani e che si fanno schiacciare da questa lontananza, che non parlano e non esprimono la loro sofferenza a nessuno. 

Penso ai bambini piccoli, che probabilmente si chiedono che cosa sta succedendo: ma come glielo puoi spiegare, se tu stesso non conosci e sai le parole giuste? Penso alle persone che vivono lontane, quando vorrebbero essere soltanto più vicine, le une alle altre. Penso a chi sta lottando in un letto d'ospedale senza poter sentire e vedere con i propri occhi l'amore e il sostegno delle persone care, incastonati nella loro sofferenza e in quel senso di impotenza. 

Penso a chi non ce l'ha fatta e ha lasciato qualcuno, solo, su questo mondo. Penso a chi è costretto a prendere scelte difficili, a chi piange nascosto e a chi pensa che non vuole vivere un solo giorno in più a queste condizioni. Penso a chi non può nemmeno portare un pezzo di pane a tavola, per la sua famiglia. Penso a chi ha perso il lavoro. O a chi non può lavorare ed è costretto a chiudere l'attività. Penso a chi non trova la forza per fare ciò che ama, perché paralizzato dalla paura e da questo senso di niente. 

E tu a cosa pensi? A chi pensi? Hai più paura per te o per le persone che ami?