LA LUCE

Quando si parla di solitudine, io non me la immagino come una signora alta e distinta e megera, dall'aria cattiva e funesta: mi viene soltanto in mente una stanza completamente buia; nera come la pece, come l'assenza e come il dolore. Io sono al centro di questa stanza che sembra un universo vista l'estensione che le appartiene e che non concepisco, ho gli occhi bene aperti ma non vedo nulla anche se mi sforzo: sento solo il tintinnio delle lampade sopra alla mia testa che sbattono l'una contro l'altra e percepisco il loro essere sospese in un precario equilibrio. Se mi avvicino alle pareti invece, la mia mano incontra la maniglia di chissà quante porte. Sono tutte diverse: alcune piccole, altre grandi, alcune sospese nel vuoto e invisibili perché devono ancora essere create, altre somigliano ad una botola perché posizionate sotto i miei piedi come fossero un segreto e non dovessero esistere.

 Le porte sono finestre sul mondo, non barriere: se m'affaccio, riconosco il volto di persone alle quali so dare un nome ben preciso, che fan parte della mia vita e che in qualche modo mi appartengono. Come avrete capito, queste porte altro non sono che le relazioni che appartengono a ciascuno di Noi: sono aperte quando hai la possibilità di parlare e di condividere e di passarci del tempo insieme fisicamente, e da esse entra una luce fioca e debole o più decisa - a seconda dell'intensità, che mitiga l'oscurità e inibisce il senso di oppressione che per la maggior parte del tempo proviamo.

 Grazie a quella luce, riusciamo finalmente a vedere. Quegli occhi nei quali ci rispecchiamo, rappresentano la salvezza; assieme al sorriso. E spesso riflettono quello che siamo, ci restituiscono dei pezzi della nostra immagine o l'immagine per intero nei casi più rari, quando si parla di Amore. Se chiudi la porta, ti sentirai smarrito e solo, incompreso. Ma cosa fare, in quei momenti? 

Se non puoi aprire una porta perché bloccata, allora dovresti proprio trovare un altro modo per comunicare con le persone di cui hai bisogno: la tecnologia in questo, ha sempre aiutato, da quando è stata inventata. Ora è l'unica cosa che abbiamo e che può lenire ciò che proviamo e sentiamo. Molto spesso però, penso al fatto che dimentichiamo che in quella stanza ci sono anche delle lampadine. Come fare per accenderle? E a cosa servono, soprattutto? Credo che rappresentino la nostra libertà ed emancipazione più grande: il pensiero, la nostra persona, il nostro "Io". Perché ce ne dimentichiamo?

 Dobbiamo conoscerci, andare in profondità e poi... amarci! Non credo serva chiamare un elettricista, siamo noi che dobbiamo rialzarci, respirare con calma per riuscire ad accendere pian piano quelle lampadine e creare un fuoco capace di incendiare tutto quello che ci sta attorno, di illuminare e di farci risorgere come fenice dalle ceneri.