IL TEMPO

La sveglia sta suonando. Ininterrottamente. Il suono aumenta sempre di più la sua intensità, sta diventando quasi insopportabile. Le mie orecchie chiedono pietà, sono pronte a firmare un armistizio. Come faccio a fermarla, quella dannata sveglia? Chi la trova la forza di allungare la mano per coprire la distanza che separa il letto dal comodino? Sono le 8.21, è ancora presto. Ma presto per cosa, in fondo? Dormo ancora. Posticipo di 10 minuti. E poi altri 10, ancora altri 5. E mentre il sonno prende nuovamente possesso di ogni mio nervo e muscolo, sbattendomi contro gli scogli di un mare in tempesta, rifletto sul fatto che ad oggi non conosco più quelle piccole cose che un tempo erano fondamentali ed indispensabili all'inizio di ogni giornata: non sono più automatiche. Prendiamo in considerazione il fattore tempo, ad esempio. Ma che giorno è? Non riesco a darmi una risposta: più mi sforzo, più ottengo l'effetto contrario. Allora decido di alzarmi dal letto, svogliatamente e contro ogni logica, alla ricerca di un senso. Mi avvicino al calendario sul frigorifero, per controllare e sfogliare in modo molto sbrigativo, veloce, indolore e distratto al contempo: sabato 16 Gennaio 2021.

E quindi? Che differenza fa, se ogni giorno che passa si ripete sempre in modo alquanto monotono, se io sono qui dentro a questa casa e non posso proprio muovermi, se vivo dentro ad una bolla d'incertezza che non vuole scoppiare? In ogni angolo, in ogni riga, in ogni nota, in ogni pensiero, in ogni parola che fuoriesce dalla bocca delle persone, in ogni ragionamento, in ogni lacrima di rabbia, in ogni momento e in ogni dove, c'è solo un nome che compare come fosse un'insegna luminosa accecante ed inquietante: Covid-19. Ormai, ci abbiamo fatto tutti l'abitudine, la realtà mostra come l'abbiamo accettato e come stiamo provando a conviverci: lo possiamo decretare ed evincere dal modo di parlare e di comportarci, ad esempio, poiché sono entrambi cambiati dopo il suo arrivo. Tuttavia, credo si sia trattato di un innesto non perfettamente riuscito, perché fatica a cicatrizzare e a guarire, quasi sembra essere altro rispetto al corpo in cui è stato inserito, poco affine ed incline a collaborare. Ma no, non deve e non può essere questa, la tua casa: perché non te ne vai?