IL MERLO

Aveva circa dieci anni quando catturò un merlo, lo chiuse in gabbia, lo allevò, lo addestrò al canto; si affezionò moltissimo e trascorreva la sua giornata nell'attesa di ritornare dal suo merlo. Ma un giorno trovò la gabbia dove l'aveva collocato spruzzata di sangue e il corpo del volatile mezzo sbranato da un gatto. Giovannino pianse per diversi giorni e nessuno riusciva a consolare il suo dolore. Sua madre cercò di consolarlo dicendogli che di merli nei nidi intorno ne avrebbe trovati ancora. Ma Giovanni non riuscì a capire le parole di sua madre: a lui non importava niente degli altri merli. Era "quello lì" il suo piccolo amico, che era stato ucciso, che non avrebbe ma più visto. Il pensiero che avrebbe potuto incontrare sulle colline tanti altri merli non poteva attenuare la sua sofferenza. In Giovanni Bosco sta crescendo un cuore che vuol bene ad ognuno come se fosse l'unico.
 Poi, dopo un po' di tempo, tornò in sé e prese una decisione: non avrebbe più attaccato il suo cuore a nessuna cosa terrena... Ma, nonostante il proponimento, fu impossibile seguirlo: il suo cuore era grande, dunque fu impraticabile la via dell'amare con distacco ed ecco che quando incontrerà a Chieri il giovane Luigi Comollo (1817-1839) entrerà con lui in spirituale e altissima amicizia. Quel cuore tenerissimo di bambino prima e di ragazzo dopo si trasformò in quello di padre poi: vi fece entrare un esercito di fanciulli e ognuno si sentì amato come fosse stato figlio unico e a ognuno preparò un posto in Paradiso per stare sempre insieme con loro. La sua immensa capacità d'amare non fu mai scomposta perché la direzione fu sempre la medesima: amare le anime nell'Amore Infinito.